Carissimi fratelli e sorelle, il Signore vi dia pace!
Ci è stato chiesto di donarvi una testimonianza in questa giornata così bella, 21 novembre, festa della presentazione di Maria al tempio. In questa giornata dove facciamo memoria del dono totale di Maria a Dio, la Chiesa celebra la giornata di preghiera per le claustrali. E’ bella questa giornata che ricorda in modo particolare le claustrali, chiamate per vocazione da Dio, nel dono totale di tutto il cuore, di tutto il corpo a Lui, ad essere preghiera, intercessione continua per tutti gli uomini, in modo particolare chiamate a sostenere quanti sono nella prova, nel buio, nella sofferenza e nella malattia del corpo e dello spirito. Oggi la chiesa prega per le claustrali perché anche noi abbiamo bisogno di tutto il vostro sostegno, di tutta la vostra preghiera, perché possiamo continuare con gioia, con forza, ad essere questo segno bello, ad essere nella Chiesa un po’ come Mosè che continua ad avere le sue mani innalzate sul monte di fronte a Dio, per intercedere per ogni uomo. Nel libro dell’Esodo si racconta che ci fu una battaglia tra Israele e Amalek. Quando Mosè aveva le mani alzate, il popolo d’Israele vinceva, quando le abbassava il popolo perdeva.
Allora pregate per noi perché possiamo continuare ad avere alzate queste mani per voi chiedendo per ciascuno salvezza, perché possiamo camminare insieme e aiutarci reciprocamente nel cammino della vita.
Proviamo a stare dentro una breve riflessione sulla clausura. Perché la clausura? A cosa serve la clausura e magari vi provoco anche un po’: ma di fronte a tanti bisogni, a tante necessità che ci sono nel mondo, a che cosa serve? Non è uno spreco tutto questo? Questi sono pensieri che possono nascere dal nostro cuore influenzato da una società così materialista che ci fa pensare che più produciamo, più siamo efficienti e più valiamo.
E’ vero, forse la clausura può essere un grande spreco, ma può considerarsi uno spreco l’amore? Può considerarsi uno spreco quando si ama gratuitamente, per il bene di tutti e perché tutti gli uomini siano salvi?
Una claustrale non si vede, eppure agisce per mezzo della preghiera è fortemente presente nel mondo, nel cuore del mondo, nel cuore della storia perché la ama. Per spiegarvi un po’ la clausura mi vengono in mente alcune immagini: la claustrale è uno strumento, un semplice strumento, un po’ come un canale, che ha le due estremità una nel cuore di Dio e l’altra nel cuore del mondo. La claustrale cosa fa? Prende Dio e lo porta agli uomini, prende gli uomini e li porta a Dio, dentro questa intercessione continua, perché tutti gli uomini possano incontrare la bellezza che salva, tutti gli uomini possano essere raggiunti dall’amore di Dio, dalla sua misericordia che si prende cura di ciascuno.
Ancora un’altra immagine pensando al corpo. Noi del corpo vediamo tante membra e ciascuna ha la sua funzione preziosa, le mani per prendere, piedi e gambe per camminare, gli occhi, le labbra, tutto del corpo è prezioso, eppure non possiamo dire che il corpo è solo ciò che vediamo; di fatto nel corpo c’è il cuore, un organo nascosto, eppure prezioso, tant’è che se il cuore si ferma tutto il corpo muore. Allora la vita claustrale, la vita contemplativa è paragonata un po’ a questo cuore nella Chiesa, la cui funzione è quella di pulsare tutto l’amore di Dio perché raggiunga ogni cellula del corpo e perché il corpo viva, si muova.
Quindi le claustrali possono essere rappresentate da questo cuore, la cui funzione è quella di dar vita a tutto il corpo, perché i sacerdoti siano mediazione di Dio, i missionari possano annunciare il Vangelo in tutto il mondo, gli sposi siano segno di come Dio ama la Chiesa, i consacrati siano testimoni della gioia, ogni uomo possa vivere la carità, il lavoro venga vissuto con onestà e partecipazione all’opera creatrice di Dio, i giovani possano comprendere qual è il sogno di Dio su ciascuno di loro.
Allo stesso modo pensiamo ad una pianta: della pianta vediamo il tronco, i rami, le foglie, i frutti; eppure c’è un’altra parte che non si vede, nascosta, che sono le radici. Le radici hanno la funzione di portare la linfa su tutto l’albero, perché l’albero viva e produca i suoi frutti. Ecco ancora un paragone: la vita claustrale è un po’ come queste radici, che sono nascoste ma servono proprio a portare la linfa a tutto l’albero, proprio perché l’albero viva.
Allora perché la clausura? Ci spiace solo una cosa, che questo incontro passa attraverso delle parole che ascoltate, ci spiace che non vedete i nostri occhi, non vedete i nostri volti, non vedete l’amore che ci ha raggiunte. Noi vi invitiamo a poter fare questo incontro personalmente, sarete i benvenuti perché è possibile parlarci, incontrarci. L’Accoglienza è una delle nostre priorità come famiglia francescana. Sapeste quante persone ascoltiamo, quante persone ci consegnano il cuore, un dolore, un desiderio. Chissà se qualcuno di voi è stato mai in un monastero, forse qualcuno potrebbe essere frenato da un pregiudizio che nasce dal pensare alla clausura come qualcosa di vecchio, di buio…in effetti ci sono dei film che al riguardo non hanno reso un buon servizio. Ma ogni realtà va conosciuta dal vivo. Vorrei che voi vedeste la luce che ci ha raggiunte. Quando mi chiedevano: perché entri in monastero? Forse hai avuto una delusione, oppure non ti piace questo mondo? Allora mi veniva da sorridere; io sono stata afferrata, conquistata da Dio, dal Suo amore immenso, da questa chiamata ad abbracciare ogni uomo in maniera universale, a desiderare di aiutarlo sapendo che con la preghiera avrei potuto essere più efficace perché ho solo due mani, invece Dio, per mezzo della mia piccola offerta può fare molto di più. No, nessuna delusione, nessuna fuga; non si entra in Monastero per rifugiarsi o per fuggire dalle difficoltà del mondo, ma soprattutto per vivere l’amore, per vivere l’accoglienza, per partecipare più profondamente alla vita degli uomini nelle loro aspirazioni più segrete e sconosciute, per impegnarsi a costruire quella storia umana secondo il progetto di Dio.
La vita contemplativa è una chiamata di Dio nella Chiesa, una vocazione particolare nella Chiesa, un’iniziativa di Dio, in cui Lui nel suo immenso amore, nella sua misericordia, continua ad invitare uomini e donne a stare con Lui più da vicino. Come se dicesse: vuoi essere il cuore nella chiesa, vuoi aiutarmi a sostenere questo mondo, perché il mondo arrivi alla sua meta, alla sua pienezza che è l’incontro con me? Vuoi essere queste mani alzate, vuoi essere questo cuore che pulsa, vuoi essere uno strumento nelle mie mani?
Pensate che solo le clarisse sono 16000 nel mondo, più gli altri ordini claustrali siamo un vero esercito, e questo cosa ci dice? Ci dice che non c’è bisogno solo di efficienza, ma c’è bisogno anche di preghiera. Forse in questo mondo così caotico e frammentato i Monasteri sono un richiamo alla necessità del silenzio, del comprendere che se vogliamo vedere che la terra del nostro cuore e delle persone che ci sono care sbocci come a primavera, occorre pregare. La preghiera è quella forza così misteriosa ma anche concreta; è la forza dell’uomo e la debolezza di Dio perché Dio ascolta la preghiera di chi si rivolge a Lui con cuore umile.
Un monastero è un po’ come la città sul monte, lievito nella pasta, faro che dà luce nella notte e orienta le navi nel cammino. Un monastero ci ricorda il primato di Dio, che Dio è amore, che Dio c’è e che non possiamo vivere senza di lui, e che ci sono degli uomini e delle donne che già con la loro vita testimoniano la sua esistenza, perché sono state afferrate da questo amore e per Lui hanno scelto di lasciare ogni cosa,ricevendo da Dio il centuplo.
Il nostro Monastero nasce a L’Aquila nel 1447 con la Beata Antonia da Firenze di cui custodiamo il corpo incorrotto. Lei ha risposto all’invito del Signore ad appartenergli totalmente vivendo il carisma di Santa Chiara d’Assisi. Nel 1997 ci siamo trasferite dal centro città a Paganica per un luogo più silenzioso, più adatto alla vita contemplativa. Il Signore ha benedetto questo passaggio con una nuova fioritura di sorelle che hanno desiderato abbracciare la nostra vita.
Il terremoto del 6 aprile 2009 ha segnato un grande e doloroso passaggio nella nostra vita come nella vita di tutti gli aquilani. Il nostro Monastero è andato distrutto e tra le macerie è morta la nostra Abbadessa Madre Maria Gemma Antonucci. La sua vita è stata come il chicco di grano che, caduto in terra, porta molto frutto per il bene della Chiesa. Abbiamo desiderato fortemente restare in questa nostra terra, abbiamo vissuto come tutti gli stessi disagi della precarietà, della ricostruzione ma per essere un segno di speranza, per ricostruire insieme la nostra città, ognuno per la sua parte, ancora più bella.
Cari fratelli e care sorelle, in questo giorno in cui pregate per noi anche noi vi assicuriamo la nostra preghiera. Ogni giorno abbiamo le mani alzate di fronte a Dio per voi, per te, perché tu possa riconoscere Dio come Signore della vita, perché tu possa lasciarti incontrare e abbracciare da questo amore perché, afferrato da Cristo, la tua esistenza possa sentire tutta la tenerezza e tutta la gioia che nasce dall’incontrare Dio.
Il Signore vi dia la sua pace e vi benedica!