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Omelia di Mons. Giuseppe Petrocchi Io penso che il primo sentimento che dovrebbe attraversare il nostro cuore adesso è quello dello stupore; è importante, perché noi corriamo sempre il rischio, corriamo sempre questo pericolo, di essere condizionati dalla “sindrome dell’ovvio”, per cui gli eventi, anche quelli straordinari, rischiano di scorrerci addosso senza suscitare in noi le domande che invece devono accendere. E qui degli interrogativi devono scaturire dentro di noi, perché proprio adesso sr. Maria Sandra ha fatto una richiesta che, stando a una logica del mondo, è paradossale: ha chiesto di appartenere alle Sorelle Povere di Santa Chiara, per seguire la via della povertà e dell’umiltà. Beh, noi ci chiediamo: “è una brava ragazza, anche intelligente, una bella ragazza… perché fa questa scelta?”; dobbiamo porci in quest’atteggiamento di ricerca, perché una risposta bisogna trovarla, se vogliamo partecipare a quest’evento senza rimanere all’esterno, senza avere dentro di noi dei sentimenti che sono stonati. La via che ci viene aperta è tracciata dalla Parola di Dio, che non è mai casuale, ma entra sempre in un progetto provvidenziale. Dunque, il primo testo che abbiamo ascoltato ci parla della Sapienza: stiamo attenti a non confondere Sapienza con cultura, perché la cultura proviene da un impegno umano, si attiva attraverso l’intelletto e si pone sulla via della verità; la cultura risponde ad uno sforzo che ci vede protagonisti, è il risultato di un nostro impegno; la cultura è a misura nostra: la cultura umana ha un orizzonte creaturale, storico. Qui si parla invece della Sapienza: Sapienza, invece, è la luce stessa con cui Dio pensa noi e il mondo nel quale viviamo, che ci viene donata; è pensare secondo Dio. Noi non potremmo mai con le nostre ali sollevarci all’altezza della Sapienza; la Sapienza, essendo di Dio, ha dimensione infinita e non può che suscitare in noi meraviglia. Stiamo attenti: se noi ragioniamo solo con il raggio di una logica umana e di una cultura storica non capiremo mai né le valutazioni né le scelte che vengono invece fatte secondo la Sapienza, anzi, rischiamo di travisarle, di interpretarle al contrario, di cogliere solo un fronte di un evento che scaturisce dalla Sapienza, lo riduciamo a noi stessi e finiamo per comprimerlo. Se uno si mette con una prospettiva soltanto umana di fronte al passo che sta facendo Maria Sandra, l’interpretazione che può dare è quella di una opzione riduttiva: “questa brava ragazza sta facendo una grande rinuncia: taglia, si chiude delle strade, lascia delle opzioni”, beh, utile… Io sono entrato in seminario che avevo quasi diciott’anni: avevo pure io una vita, diciamo, molto partecipata, anche attraverso l’amicizia, avevo interessi che mi coinvolgevano; quando feci la scelta di entrare in seminario, e penso che ci capiamo, rimanevo prima molto male, poi mi arrabbiavo, quando sentivo fare il discorso del solo “lasciare”, perché ciò che mi muoveva non era la prospettiva del “di meno”, ma del “di più”! Non era la rinuncia, ma quello che guadagnavo, non era certamente un volermi privare di qualcosa, ma era una pienezza che mi attirava, non era una prospettiva oscurata, annebbiata, ma era una luce potente che mi conquistava; quindi il tono adeguato era quello della festa, non della tristezza, della mestizia; guai se qualcuno mi si avvicinava con l’abito a lutto, lo avrei avvertito come una mancanza di rispetto. Dunque la scelta di Maria Sandra si decodifica, diventa in qualche modo transitabile, se adottiamo come criterio quello della Sapienza; e la Sapienza che viene da Dio promette tesori; avete ascoltato: “io come una vite ho prodotto germogli graziosi, e i miei fiori portano frutti di gloria e di ricchezza”, gloria e ricchezza. Qui dobbiamo pensare col binomio: lei, Maria Sandra, rinuncia a tutto per avere Tutto con la “T” maiuscola: vale la pena rinunciare a tutto con la minuscola. Lei si fa obbediente per essere libera; lei entra nella via della povertà perché sa che ottiene ricchezza: la ricchezza del Vangelo, non è quella del mondo. Ora non dobbiamo dire: “poverina”, è offensivo, dobbiamo dire: “beata lei!”. Rinuncia a farsi una famiglia, dunque rinuncia all’amore?!… hai rinunciato all’amore, Maria Sandra? No! Neppure io! È l’Amore che giustifica una scelta di questo genere, ma di nuovo, è l’Amore con la “A” maiuscola. Dunque dice il testo: “possedermi è più dolce del favo del miele”; questa è la promessa che viene fatta; è per questa prospettiva entusiasmante che Maria Sandra fa questa scelta. Dice il testo della lettera di Paolo ai Galati che “quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli”; chi è Gesù? Gesù è la Sapienza stessa - quella Sapienza di cui abbiamo visto balenare lo splendore nel primo testo che abbiamo ascoltato nella proclamazione che è stata fatta della Parola - , quella Sapienza che in Lui si fa carne, quindi che diventa per noi attingibile; in Gesù la Sapienza si fa alla nostra portata, quella Sapienza infinita entra nel finito, quell’eternità varca la soglia del tempo e cammina con il passo della nostra storia, quell’onnipotenza si riveste della nostra debolezza perchè noi, incontrando Colui che è la Via, la Verità e la Vita, in Lui possiamo trovare la pienezza; la scelta di Maria Sandra è quella di seguire fino in fondo Gesù con un “si” radicale, totale, con un “si” che non ammette “se”, che non ammette “ma”, che riecheggia, e lo vedremo, il “si” di Maria; dal punto di vista della Sapienza è un investimento migliore; fortunata! Quindi continua a navigare su questa rotta, figlia mia! Perché l’approdo è di una luce e di una potenza che non potremo mai immaginare, e l’invito che ti faccio è che la gioia che attingi già da adesso tu possa trasmetterla agli altri. Si, perché poi c’è un altro fattore che suona pure oscuro ad una logica solo umana: i conti non ritornano! Si inceppa la mente, e il cuore comincia a perdere battiti, si collassa: non solo questa brava ragazza si consacra, ma si fa suora di clausura! Una suora di vita attiva si capisce un po’ meglio, perchè si può sempre dire: “mah, si dedica alle persone bisognose, fa scuola, fa assistenza a quelli che hanno urgenza di trovare conforto o prossimità…”; ma una suora di clausura è dedicata prima di tutto alla preghiera; se uno non ragiona secondo la Sapienza, di nuovo rimane insabbiato; se è onesto, non dice niente; se si lascia trascinare da questo deficit di comprensione emette valutazioni negative. Significa, la sua scelta, entrare nel cuore stesso del Vangelo, in quella dedizione a Dio in cui l’appartenenza esclusiva a Lui diventa desiderio di >contemplazione, di stare davanti a Lui, di stare con Lui. Il testo di Paolo dice: “il fatto che voi siete figli lo prova l’esperienza che nel nostro cuore lo Spirito suscita, e che ci porta a gridare Abbà! Padre!”; voi lo sapete che “Abbà” è una forma molto familiare, è “Papà”, quindi esprime un’intimità, esprime una vicinanza: “sei figlio, dunque, e se sei figlio, sei erede”: quest’espressione ci è passata accanto, ma probabilmente non l’abbiamo afferrata: “erede”! erede di chi? Di chi? Se uno è figlio di Dio, eredita che? Qual è l’eredità? Se uno è figlio di un re, eredita il regno; ma se uno eredita da Dio, eredita Dio, cioè Tutto: Colui che è infinito, onnipotente, onnisciente; questa è l’eredità sua, l’eredità anche nostra, ciascuno secondo la sua misura; se siamo figli, se viviamo da figli; e siamo figli perchè lo diventiamo nel Figlio, con la maiuscola, che si è fatto uomo. Allora l’esperienza di sr. Maria Sandra è l’esperienza di una figlia che abita nella casa del Padre e che sente, per amore, in risposta all’Amore con il quale è stata visitata, di dire costantemente: “grazie!”, di dirlo a nome di quelli che non lo dicono mai, anche, o che non sanno dirlo; di dirlo anche a nome di tanti che corrono dietro i beni di questo mondo e non hanno compreso fino in fondo che il bene che bisogna cercare prima di tutto e in tutto è il Bene con la maiuscola, il Bene che è assoluto, che è Dio, perché chi trova il Bene trova in Lui ogni bene con la minuscola: erede di Dio e figlio di Dio, di che devi avere paura?! Sentiamo: se uno ha al suo fianco l’Onnipotente, come fa ad essere schiacciato dall’angoscia? Se uno abita nella casa della Verità, come fa ad avere paura delle inevitabili prove che pure attraversa uno che segue il Signore?!... Il Vangelo ci consente di ripercorrere un po’ la storia, almeno in alcuni passaggi, della vocazione di sr. Maria Sandra, perché quello che accade a Maria, quello che accade in Maria non è esclusivo della sua Persona: grazie a Lei diventa anche una dimensione che si ripropone nella Chiesa e che diventa anche transitabile a noi; ogni storia vocazionale ripercorre alcuni di questo passaggi; vogliamo vederli. Questo brano inizia con una figura che è quella dell’angelo; l’angelo: voi sapete chi è un angelo? Un angelo è una creatura spirituale, inviato da Dio, è un suo messaggero. Guardate che ci sono gli angeli, creature spirituali, ma ci sono anche gli angeli che Dio suscita nella nostra esistenza e che sono persone attraverso le quali il Signore ci fa comprendere ciò che si aspetta da noi, sono portatori del suo messaggio. Ecco, vi vorrei fare una domanda: ma voi gli angeli li avete mai incontrati, questi angeli qua? Io ne potrei elencare un bel po’, a partire da mio padre e da mia madre, da mia madre soprattutto, perché quando io avevo cominciato a maturare la mia vocazione, mia madre se ne accorse subito, l’aveva intuito per quella capacità empatica che hanno le donne in genere, e le mamme in particolare: hanno una misteriosissima capacità di scandagliare quello che passa nel cuore dei figli; mio padre come ogni bravo maschio aveva una sensibilità meno attenta. Quando seppe che io avevo questa intenzione, cercò di distogliermi, ma in senso positivo, e mi promise che se avessi desistito, mi avrebbe comperato una macchina! Questi suoi tentativi non ottennero il risultato a cui puntavano; tenete presente che poi mia madre e mio padre hanno benedetto Dio per la scelta che io ho fatto, fino all’ultimo, ora sono tutti e due in paradiso… allora io potrei dire: qual è l’angelo? Tu potresti chiamarlo per nome, attraverso cui il Signore ti ha in qualche modo segnalato che per te aveva pensato una via bellissima che era quella della consacrazione e della consacrazione nel carisma di Chiara d’Assisi? Quanti sono gli angeli? Uno, due, tre… quanti son stati? Attenta, però me li devi quantizzare perché “sono tanti, in genere”… non mi convince la risposta! Adesso non ti dico nomi e cognomi, ma, quanti sono? due, quattro, cinque, otto… a parte quelli che hai attorno, va bene; ma tu mi dovresti dire, attraverso chi per la prima volta dentro di te si è accesa questa luce? quello è un angelo, un angelo può essere anche un evento, un’esperienza, un fatto, attraverso cui la grazia ha agito. Quindi per lei, anche per me, ci son stati degli angeli, ma se chiedessi a ciascuno di loro, anche a voi, … pure a te! Allora che fa l’angelo? Entra, e il messaggio che da è: “rallegrati!”; rallegrati! Perché il sentimento adeguato all’incontro con Dio è la gioia: è il cuore che dentro avverte questa spinta al dono. “Rallegrati: il Signore è con te!”, questo è il motivo: rallegrati perché il Signore è con te! Quello che sicuramente ha suscitato un bisogno di attenzione e che ti ha portato a capire di più è stato proprio il fatto che avvertivi che il Signore ti stava visitando attraverso l’angelo, o gli angeli; non voglio sapere chi! “A queste parole ella fu molto turbata”. Vedete, quando uno fa questa scoperta c’è la gioia, ma insieme alla gioia c’è turbamento; è sacrosanto questo turbamento: il turbamento nasce dal fatto che uno coglie l’orizzonte infinito che gli si spalanca davanti, ma si accorge pure che non ha le capacità di entrare in quella dimensione; è importante! Se qualcuno che riceve una chiamata pensasse con le proprie forze di poter affrontare questo viaggio verso la santità, sarebbe subito da sconsigliare di andare avanti; bisognerebbe dirgli: “questo cammino non è per te, per il semplice fatto che non ti stai rendendo conto che tra la prospettiva che ti viene offerta e l’equipaggiamento che tu hai c’è uno scarto infinito”; quindi, da una parte tu dici: “che bello vivere questa avventura!, dall’altra dici, se ti guardi addosso: “come faccio?!”. “E si domandava che senso avesse un saluto come questo; e l’angelo le disse: non temere!”: rallegrati e non temere! Sono i punti forti di ogni vocazione: “non temere, perché hai trovato grazia presso Dio”. Quando tu dici: “io non sarò mai in grado di scalare queste vette”, il Signore t’arriva vicino e ti dice: “se Io ti invito a far questo e sto vicino a te, tu dimmi SI fino in fondo, metti tutto il tuo cuore nella prospettiva che Io ti spalanco davanti, e non ti preoccupare, non temere!”. Quante vocazioni vengono bloccate dalla paura; quante vocazioni vengono bloccate perché non trovano angeli che chiamano: è una responsabilità grave, eh! di preti, religiosi e religiose pure; molti non sono chiamati perché non ci sono stati “chiamanti”, gli angeli, messaggeri, quelli che non portano una parola propria, ma che sono ponti, che si fanno eco. Ecco, qual è la promessa? “Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”, cioè in te il Verbo si farà carne: in una forma, possiamo dire, che richiama questo mistero, in una dimensione che ci rende probabilmente simili, anche in noi questa Parola si realizza, cioè se uno dice il “si” di Maria, la Parola nel suo cuore si fa esistenza concreta; dunque, si capisce anche perché Sandra nel scegliere il suo nome da religiosa ha messo sr. “Maria”, non è un “Maria” decorativo, no?! Evocativo, tradizionale: è un “Maria” che è pieno di senso teologico. E il Signore ci da sempre dei segni, e dice: “lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra”; non è che sia una spiegazione troppo ricca di particolari, perché a domanda molto concreta di Maria: “come avverrà tutto questo?”, l’angelo non è che si dilunga in grandi, diciamo così, discernimenti e in percorsi di approfondimento; dice: “il Signore compirà questo; Lui farà questo, per te e con te”, basta questa promessa, questa Parola; e da un segno: “Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio: nulla è impossibile a Dio”. Qual è il segno che viene dato a noi? Il segno che viene dato a noi è dato dal fatto che tanti, prima di noi, con noi, con tutti i limiti, con tutti i difetti che anche noi ci portiamo addosso, hanno raggiunto una santità bella, piena, chiara; quindi a te che inizi questo cammino il Signore dice attraverso gli angeli: “dì il tuo SI perché quello che Dio ha fatto in Maria e in Chiara d’Assisi lo fa pure in te, se tu sei un eco del suo ECCOMI”; lo fa! E la tua vita deve avere come fine quello di dimostrare nei fatti che questa Parola si realizza, non solo dopo, già da adesso, anche se in una forma non ancora compiuta, nel segno dell’umiltà, ma anche di una concretezza che si fa testimonianza. E Maria dice: “Ecco la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua Parola”; una religiosa ha la propria identità tutta raccolta attorno a questo unico centro: chi è una religiosa? È una che con Maria, che come Maria, con la forza che viene dallo Spirito Santo dice: “Eccomi: sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola. E se si realizza la tua Parola in me, beata me!”; una religiosa proclama la beatitudine; il canto di una religiosa è l’Alleluja! Lo stile di una religiosa è la pace, perché in lei la Parola si fa carne: “Eccomi!”. Concludo. Segui Chiara d’Assisi: è una via davvero segnata da una bellezza straordinaria; Chiara che è la prima discepola di Francesco. Con Chiara tu sei chiamata, carissima sr. Maria Sandra, insieme alle tue consorelle - perché tu cammini con loro, non cammini al singolare, cammini dentro una comunità, come fraternità - , in questa condivisione, in questa chiamata che è tutta personale e al tempo stesso collettiva, tu sei invitata a rendere presente nella Chiesa, oggi e nel mondo in cui stai, il carisma che Dio ha dato a Chiara, quel carisma che vive in voi, che si prolunga in voi. Il carisma, proprio perché viene da Dio, non ha una dimensione solo temporale, ma ha in sé una forza di eternità che consente al carisma di essere contemporaneo in ogni fase della storia, perché è segnato da questa Sapienza di Dio che risponde alle esigenze profonde di ogni uomo e di tutto l’uomo. Ecco allora io ti auguro di fare con le tue sorelle l’esperienza bellissima di essere un “si” detto a Dio, di fare l’esperienza della gioia e della pace che Dio dona sempre a coloro che con Maria, come Maria dicono il loro pieno “si” alla Parola, sono un “Amen!” al Vangelo, di essere nella Chiesa la ripresentazione viva di Chiara d’Assisi. Ti auguro che quelli che ti incontrano possano in te, in voi, rivedere lei, che quella santità continui a riflettersi sul tuo volto, sui tuoi gesti, e su ogni evento che cadenzerà la tua storia. Ciò che il Signore ha in te iniziato, carissima sr. Maria Sandra, lo porti a compimento. Ed è per questo che continuiamo, nel segno dell’esultanza, dell’esultanza! del ringraziamento a Dio per i doni che ha fatto a lei e, in lei, a tutti noi, continuiamo questa celebrazione. Ringrazio anche il papà e la mamma di sr. Maria Sandra, perché ci hanno dato sr. Maria Sandra. Grazie! |
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