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Dal
Monastero S. Chiara
di Paganica (L’Aquila)

Santa Pasqua del Signore 2014

Carissimi fratelli e sorelle, eccoci ormai giunti alla Pasqua, al cuore della nostra fede, che celebra l’amore immenso di Dio per noi: Egli scende fino alla morte per dare a noi la vita. Nel mistero della morte e resurrezione di Gesù figlio di Dio è la nostra gioia più profonda perché siamo amati e ricolmi di vita e speranza.
Occorre per questo portare la Pasqua nell’evento del terremoto, giunto il 6 aprile al suo quinto anniversario. Occorre portare la Pasqua perché l’amore e la misericordia di Dio s’intrecciano nei nostri giorni per costruire un disegno di provvidenza e di bontà che tante volte va ben oltre la nostra comprensione e il nostro sguardo. Ci sono di grande conforto le parole di Papa Francesco, che nel giro di pochi giorni per ben due volte ha ricordato l’evento drammatico che ci ha colpiti. Durante l’Angelus del 6 aprile così si è espresso: "Vogliamo unirci a quella comunità che ha tanto sofferto, che ancora soffre, lotta e spera, con tanta fiducia in Dio e nella Madonna". Ed ha aggiunto: "Preghiamo per tutte le vittime: che vivano per sempre nella pace del Signore. E preghiamo per il cammino di risurrezione del popolo aquilano: la solidarietà e la rinascita spirituale siano la forza della ricostruzione materiale".
Il mercoledì precedente, salutando un gruppo aquilano presente in piazza san Pietro, così ci ha esortato: “Incoraggio tutti a tenere viva la speranza. La ricostruzione delle abitazioni si accompagni a quella delle chiese, che sono case di preghiera per tutti, e del patrimonio artistico, a cui è legato il rilancio del territorio. Jemo ‘nnanzi!» (che in dialetto aquilano significa “andiamo avanti!").

Con questo spirito andiamo avanti! I lavori della ricostruzione del Monastero procedono dandoci il senso della rinascita e del lungo e lento lavorio necessario perché la vita cresca e si consolidi. Si stanno posizionando le capriate in legno del tetto della Chiesa, più leggere e flessibili rispetto al controsoffitto in cemento che progressivamente viene demolito. Nel dormitorio s’innalzano le tramezzature delle celle, mentre l’idraulico incomincia a stendere i tubi per accedere all’acqua. Pian piano riusciamo a intravedere la forma della nostra casa, consapevoli che contemporaneamente lavoriamo per "costruire una dimora permanente a Dio" (san Francesco) in un cuore accogliente, perché ogni fratello che bussa alla porta del Monastero possa sentirsi accolto con semplicità e gioia da Dio stesso.

Vari sono i cantieri che si sono avviati intorno a noi. E’ duro vedere e sentire demolire intere abitazioni ma molto resta ancora da fare. Le vicende della ricostruzione del nostro amato territorio rimangono piuttosto difficili e travagliate. Possa il Signore orientare e dirigere le menti e i cuori di quanti hanno responsabilità, perché il loro agire sia improntato a onestà e giustizia e la città, con il suo tessuto sociale, sia presto ricostruita.

Intanto proseguono le vicende del nostro vivere quotidiano nelle strette mura del Monasterino in legno che pure si dilata a misura del cuore. Il 22 gennaio accogliamo con gioia la nostra sorella Anna Chiara Speranza al termine dell’anno canonico, vissuto tra le sorelle di Orvieto insieme a Maria Speranza, loro novizia, e Maria Amata di Gerusalemme.

Il giorno dopo, con un semplice momento di preghiera abbiamo celebrato una liturgia di accoglienza in fraternità. I tanti doni ed esperienze vissute si fanno ora condivisione e cammino, insieme anche a sr. Maria Gertrude che il 25 gennaio ha compiuto ottant’anni dall’ingresso in Monastero con i suoi 96 anni ancora freschi e giovani di vita. Ottant’anni di fedeltà gioiosa a Lui, come abbiamo desiderato sottolineare in una serata di fraternità dedicata a lei per esprimerle tutto il nostro bene e il nostro grazie a Dio per il dono della sua vita e del suo essere sorella.

Nello stesso giorno, accompagnate da P. Carlo e successivamente da P. Carmine e Mons. Giovanni D’Ercole, abbiamo incominciato il triduo in preparazione alla festa della Beata Antonia, la prima Madre che ha fondato il nostro Monastero. La sua vita, come seme buono, ha portato molto frutto lungo i secoli fino ad oggi e fino a noi, lasciandoci l’esempio di restituire l’amore gratuito ricevuto da Dio, cogliendo ogni occasione per compiere del bene a tutti. Il 28 febbraio abbiamo celebrato la sua festa insieme al nostro Arcivescovo Giuseppe Petrocchi e a tanti che sono venuti al Monastero per affidarsi alla sua intercessione. Il desiderio di donare ai nostri fratelli quella vita e quella bellezza che provengono da Dio e dalla sua Parola si è compiuto nei tanti che hanno partecipato all’adorazione mensile animata insieme ai frati, e ai cinque incontri in preparazione alla Pasqua guidati da don Bruno Tarantino. Abbiamo ripercorso il libro dell’Esodo che ci ricorda che la nostra vita è chiamata, come il popolo d’Israele, a compiere un cammino di liberazione per incontrare il Dio vivente.
Cari fratelli, approfittiamo di queste poche righe per esprimere ancora il nostro grazie più profondo per come continuate a starci vicino con il vostro affetto, la vostra amicizia, la vostra carità, la vostra preghiera. Il Signore vi ricolmi dell’abbondanza della pace, dono prezioso del Risorto.

Auguri di Buona Pasqua a ciascuno di voi, ricordandovi sempre nella nostra preghiera mentre vi chiediamo di continuare a sostenerci con la vostra.

Le vostre sorelle clarisse di Paganica


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