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Omelia di Mons. Giovanni D’Ercole Vescovo Ausiliare dell’Aquila

28 febbraio 2010 Festa della Beata Antonia

Mi dispiace che non ci siano posti sufficienti per tutti, e qualcuno di noi rimane in piedi. E’ un piccolo sacrificio supplementare che ci viene chiesto.
Care sorelle, cari fratelli e sorelle, care clarisse è innanzi tutto a voi che faccio gli auguri per la festa della fondatrice del vostro Monastero: la Beata Antonia.
La sua storia è molto interessante; io mi sono appassionato a leggere quel poco che ho potuto conoscere di lei e vedere, e sarò contento se mi potrete dare materiale per approfondirne la conoscenza.
Certo, quando noi pensiamo ai Santi la tentazione più facile è quella di vederli già nella gloria, già santi, già tutti luminosi. Dimentichiamo che la santità è il punto di arrivo. Il punto di partenza invece è uguale per ciascuno di noi. Il giorno del Battesimo siamo stati tutti fatti santi, cioè appartenenti a Dio. Poi abbiamo una vita completa per dare corpo sempre più a questa verità e lasciarci plasmare da Dio. La santità è questa! È lasciare che Dio ci plasmi secondo i suoi disegni diversi, essendo Egli un bravissimo giardiniere che sa fare del mondo il suo giardino il più bello, dove crescono fiori diversi coltivandoli in stagioni diverse. Nel modo meraviglioso che lui sa fare. Oggi la nostra attenzione si ferma sulla Beata Antonia, questa ragazza possiamo dire, che andò sposa giovanissima. Ebbe un figlio e rimase subito vedova. Pressata dai parenti non si risposò. L’ascolto di un gran predicatore a Firenze, San Bernardino, la colpì tanto, fu come un fulmine che cambiò la sua vita. Così Antonia, la Beata Antonia, entrò prima nel Monastero delle terziarie francescane fondato dalla Beata Angelina da Foligno, poi - per semplificare un poco il racconto della sua esistenza- arrivò qui, a L’Aquila, dove fondò e fu la prima Abbadessa del Monastero dell’Eucarestia desiderando abbracciare la Prima Regola di Santa Chiara. Rimase Abbadessa 7 anni, dopodichè ritornò nella più grande umiltà, e visse nella più grande semplicità secondo lo spirito di S. Francesco. In poche righe, abbiamo sintetizzato la vita della Beata che oggi ricordiamo. Guardando il quadro che è qui, colpisce il suo volto luminoso, trasfigurato, pieno di luce. È interessante vedere, che ad illuminarlo, questo volto, a renderlo così luminoso, è un punto apparentemente oscuro: il Crocifisso, “icona” del dolore, dell’ingiustizia umana, dell’ingratitudine degli uomini; ”icona” del mistero dell’amore di Dio che trasforma la morte nella vita. Icona sempre viva ed eloquente. Se vi fermate a contemplare il volto trasfigurato della nostra Beata, si resta colpiti, almeno a me è successo così, dal fatto di vedere che nel crocifisso, in questo segno, in questo mistero di grande dolore, - ricordiamo sempre che Gesù è morto il Venerdì Santo - già s’intravvede il volto trasfigurato dalla luce della resurrezione. Qual è l’insegnamento utile che possiamo trarne per la nostra vita? Vedete cari fratelli e sorelle, la nostra vita è fatta di tante oscurità, di tanti dubbi, di tanti momenti difficili: soprattutto è fatta di un buio che costantemente ci accompagna. Anche la fede è un buio: noi non vediamo eppure crediamo! Questo buio continuamente ci accompagna. Non è un buio di morte però, perché il buio della morte conduce alla morte, ma questo è il buio della vita. Iddio è come i raggi del sole, anche quando il sole è oscurato dalle nubi, i suoi raggi ci giungono comunque. Così avviene per il buio della nostra vita: i dubbi, le sofferenze, le difficoltà che incontriamo, le incomprensioni che abbiamo, le fatiche di ogni giorno nell’accettare noi stessi, gli altri, i lutti, il terremoto, i disastri. Tutto questo è un buio che ci copre ma non è un buio di morte perché è un buio che lascia passare i raggi misteriosi che illuminano il volto di chi si ferma a contemplare il volto del Crocifisso e lo riconosce come il proprio Dio. Questa è la storia della Beata Antonia e questo è anche il messaggio che noi riceviamo questa sera. Per una felice coincidenza ho visto che la Liturgia di oggi ci ha proposto il Salmo 26 che S. Agostino commentandolo definisce “il grido della nostra miseria che sale verso Dio”. Questo salmo 26 è lo stesso che si trova nella messa votiva della Beata Antonia. “Il tuo volto Signore io cerco”, è la preghiera che noi rivolgiamo costantemente al Signore. “Il tuo volto io cerco”, il volto di Cristo è il volto del Crocifisso. Se ci fermiamo, come la Beata Antonia, davanti a Gesù sulla croce e riconosciamo in Lui il nostro Salvatore, potremmo constatare che questo volto, illumina con profondità il nostro cuore e fa trasparire sul nostro volto la gioia della presenza di Dio.
C’è un altro dettaglio che voglio mettere alla vostra attenzione. Nella Prima lettura (Gen 15,5-12.17-18), questa bellissima pagina del libro della Genesi che parla dell’alleanza di Abramo con Dio, c’è un passaggio che non bisogna dimenticare: Abramo prepara la giovenca per il sacrificio, prepara tutto il necessario. Ma poi che cosa succede? C’è un piccolo dettaglio che non deve sfuggire alla nostra attenzione. Ad un certo punto, mentre il sole stava per tramontare, -si legge nel testo- un torpore cadde su Abramo. Nella vita, quando tutto va bene, siamo tutti “credenti”, ma quando inizia a cadere il torpore della notte, quel buio di cui parlavo prima, cominciamo ad avere paura. Terrore e grande oscurità assalirono Abramo: è il momento del buio, è il momento della più grande solitudine, Abramo è lì, il sacrificio è lì, tutto è pronto e lui calata la sera, si trova in questo buio che lo avvolge totalmente fuori e dentro. Quando tramonta il sole si fa buio fitto. Nella nostra vita quante volte il buio diventa fitto? Ma proprio in quel momento- prosegue il brano biblico- un braciere fumante e una fiaccola ardente passano in mezzo agli animali divisi. Nel buio più totale una fiamma: Dio accetta il sacrificio. Secondo l’antico rito ebraico il passaggio Dio significava che Dio aveva accettato il sacrificio. Nel buio più totale Dio si fa presente con la sua provvidenza. Brucia il fuoco del suo amore, richiamo al mistero della croce. Nell’ora del Venerdì Santo, del buio più totale, il fuoco dell’amore di Dio è passato attraverso la Croce. Gesù ha redento il mondo allacciando l’alleanza definitiva tra Dio e l’umanità.
Ora qual è l’insegnamento che noi possiamo trarre? Che nella vita di ciascuno arrivano momenti bui. Crediamo qualche volta, che essi siano il momento della più grande disgrazia e invece è il momento in cui Dio sta stringendo con noi la sua alleanza. Il terremoto può sembrare un grande disastro, e lo è, ma è anche una grande opportunità per capire che non dobbiamo mai attaccare il cuore a ciò che passa, ma dobbiamo fidarci totalmente di Dio. Ecco che ritorna il Salmo Responsoriale: “il tuo volto Signore io cerco”. La Beata Antonia ha vissuto cercando il volto di Dio, non il volto delle ricchezze materiali, non il volto di quello che può essere il successo di questa terra, ma il volto di Gesù. Noi abbiamo bisogno oggi, care Clarisse, cari fratelli, abbiamo bisogno, in questo nostro tempo, in questa nostra L’Aquila di persone, uomini e donne, giovani e anziani, che come la Beata Antonia sappiano lasciarsi attrarre dal volto di Cristo, che non temano di dire Sì, che si lascino abbracciare da Lui, perché solo uomini e donne totalmente infiammati da questo amore che passa attraverso il mistero della Croce di Gesù possono diventare persone capaci di attrarre anche gli altri. Non solo un giorno, non solo un anno, non solo durante la loro vita, ma anche dopo. Persone capaci di attrarre anche gli altri alla stessa sorgente di luce, alla stessa sorgente di amore che è Dio. Ecco perché siamo qui, dopo 600 anni quasi, a ricordare la Beata Antonia. Ecco perché noi continuiamo a ricordare S. Francesco; ecco perché continuiamo a ricordare i Santi non considerandoli eroi del passato, ma nostri compagni di viaggio in questa nostra epoca e non solo, perché anche nel prossimo secolo continueranno a considerarli vivi, vivi perché bruciati totalmente dall’amore di Dio. Luce che continua dall’alto a traforare le nubi della vita e nel nostro cuore per trasformarci e trasfigurarci. Così, come nel Vangelo (Lc 9,28b-36), diventiamo capaci di contemplare il Mistero. Quest’oggi noi, attraverso gli occhi di Pietro, Giacomo e Giovanni, contempliamo il volto del Signore.
Beata Antonia aiuta questa comunità monastica delle clarisse!
Aiuta questi fratelli e sorelle!
Aiutaci tutti ad avere il coraggio l’umiltà. L’umiltà e il coraggio che hai avuto nel fidarti totalmente di Dio. Insegnaci a ripetere ogni momento: “Signore, il tuo volto io cerco, mostrami il tuo volto e sarò felice, anzi e sono felice!”.
Sia lodato Gesù Cristo!

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